Siete stressati, nervosi come crotali o magari depressi? Niente schifezze farmaceutiche! Assemblate e dipingete questo kit e tutto passa, risultati assicurati. Scherzi a parte e senza voler fare apologia o gratuita pubblicità alla Tamiya (non ne hanno proprio bisogno), il kit della Jeep Willys è veramente stupendo. Ho voluto dedicarmi a questa scatola in assoluta rilassatezza. Niente complicazioni o ricerche arzigogolate del soggetto originale a tutti i costi. Solo e semplicemente un modello “da scatola”, come si dice in ambiente modellistico, o, come dicono i disegnatori, uno “studio”.
Ho sempre avuto una predilezione per le scatole della Tamiya. Le stampate ben curate, anche se non sempre precise e dettagliate, le ottime fusioni e quel modo un po’ elegante di inscatolare. Ti fa venir voglia di iniziare a lavorarci su. Magari sarà necessario ritoccare e migliorare qualcosa, ma il materiale di base è ottimo.
Il soggetto è il “reprise” di un classico dei classici e sicuramente non ha bisogno di presentazioni. Molto facile l’assemblaggio grazie alla notevole precisione dei pezzi, in alcuni casi quasi non è necessario incollare. Le sbavature veramente minime e le proporzioni pressoché corrette. L’unica complicazione che mi sono voluto creare è stata la scelta di non usare fotoincisioni o conversioni in resina. Il pezzo, così come lo vedete, è da scatola e aggiunte e dettagli sono autocostruiti.
Non uso molto le fotoincisioni e le conversioni, più per pigrizia che per altro. Quando ti procuri il pezzo con tutti i set aggiuntivi per dettagliarlo poi, magari, non ti arriva l’ispirazione per incominciare. Così per non lasciare che il focus modellisticus si estingua preferisco procedere a tamburo battente. Anche se poi con le autocostruzioni sicuramente si lavora di più. Ma vuoi mettere la soddisfazione? O no? Sono dell’opinione, comunque, che l’”iperdettaglio commerciale” debba essere usato con molta parsimonia. Vedere un modello splendido sì ed anche curatissimo, ma praticamente un catalogo tridimensionale della Verlinden mi lascia sempre perplesso e poco convinto! Non so se mi spiego.
Non avendo particolari esigenze, se non quella di divertirmi, ho seguito fedelmente le istruzioni di montaggio. Quella costruttiva è stata la parte più piacevole. Il motore è già ben impostato, così ho scelto (vezzosamente) di fare il veicolo con il cofano aperto. Qualche ricerca nella biblioteca e nell’ archivio fotografico personale mi ha permesso di ricostruire alcuni dettagli meccanici: caverie, carburatore, ventola ed altro. Vista la semplicità del modello lo si può montare quasi completamente prima di dipingerlo.
Il vano motore l’ho completato e dipinto prima e qualche dettaglio (come il volante) è meglio aggiungerlo alla fine dopo aver inserito anche il figurino del guidatore. Quest’ultimo è realizzato nel “new style” Tamiya. Decisamente migliore dei suoi predecessori a corredo dei modelli. Niente di trascendentale, siamo ancora lontani da certi ottimi soggetti che si trovano commercializzati da altre case ma la posa del soggetto mi piaceva così ho deciso di metterci le mani. Ritocco all’insieme della figura che è un po’ troppo grezza, sostituzione della testa con una splendida e molto espressiva della Hornet e completamento con un elmetto dal magazzino pezzi. Ho voluto aggiungere un po’ di materiale all’interno del veicolo, niente di speciale, qualche sacco, binocolo e pistola, materiale di serie; borsa delle mappe, cassette e radio da campo sono invece completamente autocostruiti. La .30 regolamentare mi sembrava buona perciò l’ho lasciata così com’ era.
Gli altri figurini di completamento sono arrivati “a rate”. Prima il maggiore della 101^ aviotrasportata che conversa amabilmente con il tenente alla guida della Jeep, è un paracadutista americano della Hornet: in metallo e veramente ben dettagliato. Poi il sergente maggiore della 7^ divisione corazzata che osserva perplesso il motore, è un esploratore della Real Model in resina. Infine il sergente meccanico che arriva in “soccorso ACI”, è un carrista della Dragon: discreto pezzo in plastica iniettata con testa dell’immancabile Hornet e cassetta “spare parts”. La scenetta non ricrea un episodio particolare, è una situazione casuale del tipo “somewere in ETO”. I due reparti “citati”, però, sono stati coinvolti ampiamente nella parte culminante dei combattimenti in Europa centro-occidentale. Ricordiamo la 101^ aviotrasportata che ebbe una parte importantissima nelle operazioni Overlord e Market-Garden e nella battaglia delle Ardenne: i “Battered Bastards of Bastogne” . La colorazione intera del modello e dei figurini è fatta a pennello, con colori acrilici Vallejo (molto versatili e rapidi da usare). Anche per i lavaggi e l’invecchiamento ho voluto sperimentare l’uso di questi colori invece dei consueti olii, anche se l’applicazione è un po’ più difficile e rischiosa. Le decal sono molto accurate e belle, anche se una variante “britannica” non mi sarebbe dispiaciuta. L’applicazione non presenta grossi problemi. Mentre per i dettagli più minuti, cosi come per i distintivi da braccio (notare prego!) mi sono affidato ad un buon pennello, mano ferma e…pazienza! La base rotonda è la mia preferita per soggetti di queste dimensioni, non limita la visuale. Il terreno è realizzato con un ameno cocktail di gesso, terriccio e sassolini lavorati ad hoc. Erbetta sintetica e vegetali naturali completano l’insieme. Su tutto, poi, colori ad acqua Tamiya e Humbrol e sull’insieme una spolveratina di gessetto colorato (come il cacio sui maccheroni). Gli amici maldicenti mi rimproverano l’eccessiva pulizia del modello (ovvero la famosa tecnica “car wash”), la cosa è voluta, non necessariamente tutti i veicoli militari (dal Goliath al Maus) erano perennemente immersi nel fango, detriti, erbacce, polvere e ragnatele, semidistrutti, arrugginiti, ammaccati, scrostati, ecc. ecc. Ho le prove documentarie! Non uscivano dalla fabbrica così. Ed in alcuni casi resistevano anche in condizioni decenti, soprattutto non in prima linea. E poi sarò libero di fare un modello come mi pare, no?
In conclusione un modello assolutamente divertente da assemblare che consiglio vivamente, soprattutto a tutti quelli che, dopo aver realizzato il diorama in 1/15 della “Sacca di Falaise” o quello in 1/35 della battaglia di El Alamein o quello in 1/72 delle Ardenne o in 1/285 dell’Operazione Barbarossa (fate voi!), vogliono tirare un po’ il fiato. I suggerimenti che voglio dare sono che non è obbligatorio essere sempre originali e di non cercare il “top model” (non quello che state pensando!) ad ogni costo, con acquisto di molteplici set di conversione comprensivi anche della chiave di accensione e dell”Abre Magique”, tipo: “basta solo assemblare e dipingere ed il capolavoro è assicurato”. Qualche volta un po’ di applicazioni tecniche con plasticard, metallo o altro può essere piacevole, impegnativo, ma piacevole ve lo assicuro. Non dimentichiamo che lo scopo è divertirsi: MEMENTO GAUDERE SEMPER!