FIAT 626 versione civile

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Il kit Model victoria, viene proposto come mezzo usato dall’Esercito Italiano durante il secondo conflitto Mondiale, personalmente ho preferito, ispirato dai ricordi d’infanzia, realizzare la versione civile del mezzo. A questo punto vi sarete fatti l’idea che chi scrive è, come minimo, un’ottantenne con una buona memoria. Niente affatto. Faccio parte della generazione degli anni sessanta, e questi autocarri hanno viaggiato sulle strade fino agli anni settanta inoltrati, dando un contributo non indifferente alla storia e allo sviluppo dell’autotrasporto su gomma. Uno di questi era di proprietà di mio nonno.

Per realizzare la versione civile, è necessario effettuare delle modifiche alla cabina di guida. Niente di complesso, ma senz’altro è opportuno dotarsi di un minimo di documentazione, reperibile su libri dedicati all’autotrasporto vintage, e su internet.
Le parti su cui intervenire sono e fanalerie esterne elettriche non previste nella versione militare. La fase più delicata ha visto la foratura della zona anteriore sopra i fanali per realizzare la sede delle frecce direzionali. E’ necessario essere molto precisi per evitare assimetrie. Altrettanta attenzione va dedicata nella scelta degli accessori per garantire un aspetto realistico al pezzo. L’after market del settore civile è senz’altro un validissimo aiuto, è necessario però tener conto della scala in cui si lavora, perciò le scelte si riducono di molto. Nonostante tutto  lo stretto necessario  è stato reperito, perciò, fanali anteriori di posizione (molto realistici grazie alle parabole stampate) frecce anteriori e laterali più fanali di posizione posteriori, hanno fatto in modo che si potesse procedere con una certa facilità all’assemblaggio. Dalle foto reperite nella documentazione si può constatare che la maggior parte di questi camion erano equipaggiati con telone di copertura del carico,  quasi sempre nella versione cosiddetta “a capannina” ancor oggi usata per proteggere determinati carichi dalle intemperie climatiche. Per realizzare questo accessorio si deve ricorrere all’autocostruzione. Allo scopo di ottenere un assemblaggio robusto per poterlo dipingere ed invecchiare senza incorrere in brutte sorprese, ho agito nel modo seguente: ho misurato l’altezza dalla base del pianale già assemblato a quella superiore della cabina aggiungendo un paio di centimetri, poi ho misurato la lunghezza interna del pianale stesso. Con queste misure, ho tagliato due rettangoli di plasticard, incollandoli all’interno del cassone a forma di tetto spiovente. In questo modo mi sono creato un’intelaiatura su cui poi ho realizzato la centina vera e propria in filo di rame sagomato. Il telone è stato ricavato da un ritaglio di tovaglia da picnic, immerso in acqua e vinavil, sagomato anch’egli sulla struttura in precedenza realizzata.

Il camion è stato dipinto per assemblaggi parziali, scelta obbligata in quanto difficilmente si sarebbero avuti risultati soddisfacenti con il modello già assemblato. La cabina ha ricevuto più “mani” di rosso TS-49 Tamyia (il rosso lucido è estremamente difficile da stendere) intervallate da almeno tre quattro giorni, tempi che potrebbero sembrare eccessivi ma sono stati indispensabili per evitare antiestetici accumuli di colore. Anche il cassone è stato trattato con lo stesso colore, per essere poi invecchiato con i colori ad olio. Tutte le parti inferiori sono in nero opaco invecchiate successivamente. Le ruote, dopo il nero opaco, sono state trattate a pennello a secco in alternanza con smalti e acrilici, dando un ‘aspetto metallico molto realistico. Fase finale: un velo di trasparente satin Humbrol per smorzare la troppa lucentezza della cabina, poi olio di gomito con pasta abrasiva per “tirare” la finitura della vernice. Le parti foto incise sono state aggiunte dopo la verniciatura in quanto, vista la particolarità della vernice lucida, i dettagli più fini rischiavano di scomparire. I parabrezza, sono stati realizzati con il Synthaglass della Puravest. Seguendo le istruzioni, si sagoma un pezzo di acetato trasparente sul pezzo che si vuol riprodurre (in questo caso si trattava delle cornici foto incise dei vetri ), si applicano al pezzo e tramite colata si mette una quantità di resina sufficiente per coprire tutti gli anfratti. Si mettono i pezzi perfettamente in orizzontale, e si lasciano a riposo per tre quattro giorni. Dopo di che, con estrema cautela, si staccano gli acetati, con il risultato di un parabrezza riprodotto con una precisione sbalorditiva. Facciamo un passo indietro e torniamo alla centina e telone. La descrizione fatta precedentemente è relativa al camion già assemblato e dipinto. Infatti solo dopo la fase finale si può applicare questo dettaglio al cassone. La verniciatura del telone, è stata data con colori acrilici come base, poi si è passati all’invecchiamento con i pastelli. Le decal fanno parte del catalogo Max Model (ditta di Firenze specializzata in riproduzioni in decals in svariate scale, di loghi, targhe, e marchi, dedicate all’autotrasporto, passando dal settore militare, arrivando fino a quello ferroviario, con una vasta gamma di scelta), mentre la segnaletica sui paraspruzzi posteriori, provengono dal settore fermodellistico.

La documentazione, mi ha permesso di realizzare un modello convincente e vicino alla realtà, mi sono avvalso oltre che di internet anche dei seguenti volumi: Macchina e rimorchio – dedicato alla storia del trasporto in Italia dal dopoguerra agli anni ottanta, Storia Illustrata del Camion Italiano, libro che mette in risalto i vari modelli di autocarro dagli anni della Grande Guerra fino ad arrivare agli anni sessanta.


Questo modello, corona un desiderio che nutrivo fin dai tempi degli inizi della mia avventura nel mondo modellistico. Un modello che si aspettava comparisse prima o poi, e Model Victoria ha finalmente esaudito questa attesa. Un modello non facile, ma alla fine appagante, in qualsiasi versione lo si voglia realizzare. Un modello che comunque consiglio a tutti gli appassionati di mezzi Italiani.