Churchill 3 inch Gun Carrier MK. I

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La Storia

La paura di un’invasione dell’isola da parte delle armate naziste spinse gli inglesi a cercare nel 1941 un blindato, di qualsiasi tipo esso fosse, adatto a fungere da supporto per un cannone anticarro di potenza adeguata a fermare i carri tedeschi. L’azzardato Raid di Dieppe avrebbe oltremodo evidenziato in un prossimo futuro quanto fossero antiquati i mezzi inglesi e quanto fosse limitato l’armamento di cui erano dotati all’ epoca!
La ricerca non era quindi volta verso qualche cosa di particolarmente sofisticato che avrebbe potuto richiedere tempi lunghi di progettazione, ma solo di un mezzo con cui far fronte ad una temuta situazione di emergenza.
La prima domanda a cui rispondere a quel punto fu : quale cannone adottare? Il pezzo da 6 libbre era ancora in fase di studio, quello da 17 era ancora lontano dall’essere concepito. L’idea fu quindi di adattare allo scopo il pur sempre valido pezzo anti-aereo da 3 inch (anche se risalente a quasi 30 anni prima) usato principalmente da esercito e marina e di cui era disponibile un buon quantitativo di esemplari, in quanto il pezzo stesso era in fase di progressiva sostituzione con il nuovo cannone da 3,7 inch.
Il pezzo poteva sparare proiettili perforanti da 12 libbre in grado di perforare (in quanto perforanti, appunto) una corazza di oltre 80 mm. a 1000 yards.
La seconda domanda fu: quale carro può essere adattato per l’installazione di questo pezzo? Scartato il Matilda, la scelta cadde sul Churchill e quindi nel giugno del 1941 un primo ordine di 100 “Carrier A22 Special Type (Churchill 3” 20cwt Self Propelled Mounting) fu assegnato alla Vauxhall Motors, ma sembra che tale realizzazione sia stata lasciata cadere nel dimenticatoio. Alla fine del 1941 l’ordine fu ridotto a 24 unità di cui si richiedeva una rapida consegna e infine, nel gennaio del 1942 l’ordine fu definitivamente portato a 50 unità e assegnato alla Beyer Peacock & Co. della Gorton Foundry di Manchester. Il lotto fu approntato completamente nel novembre del 1942.
Il nome ufficiale che appare sul Libro di Istruzioni dell’agosto 1942 è CARRIER, CHURCHILL 3 IN. MK I e il mezzo, in pratica, era un normale Churchill con una larga sovrastruttura scatolata e rivettata il cui frontale era praticamente il prolungamento del frontale del carro Churchill, con il cannone montato in basso, alla sinistra del guidatore. Il mezzo portava 49 colpi perforanti e 16 colpi caricati con esplosivo ad alto potenziale.
Non c’era armamento secondario: c’erano, in dotazione all’ equipaggio, un mitragliatore Bren e due Thompson.
L’equipaggio era formato da 4 persone e il comandante era l’unico dotato di un portello. Di fronte a lui si trovava il puntatore con il servente alla propria sinistra, mentre il guidatore era nella sua posizione usuale.
Considerata la disposizione dell’equipaggio, risulta difficile immaginare come il cannoniere potesse operare agevolmente, senza materialmente sdraiarsi sul guidatore. Doveva infatti guardare attraverso il mirino, tenendo la mano sinistra sulla manovella dell’alzo e la destra sulla manovella del brandeggio. (e chi ha avuto modo di vedere come doveva essere effettuato il caricamento del pezzo all’interno della torretta di un carro Valentine può ben capire a che livello di perversione potesse arrivare il progettista medio di carri inglese).
Alzo e brandeggio erano nel nostro caso, limitati a pochi gradi ed il puntamento dell’arma era legato allo spostamento completo del carro: era perciò vitale per l’operatività che il guidatore fosse sempre e comunque al suo posto. Infatti, in caso di ingaggio, il comandante lo istruiva rapidamente su come orientare il mezzo. Il puntamento finale rimaneva compito del puntatore.
Non era possibile sparare in movimento in quanto il pezzo era troppo pesante (durante il movimento il pezzo era perfino bloccato in posizione di alzo massimo per evitare danni) e, quando il mezzo si fermava per sparare, il portello posteriore doveva essere spalancato ed il motore mantenuto ad un regime di rotazione costante di 1500 giri/minuto per poter permettere il funzionamento degli evacuatori di fumo.
Quando il mezzo era in movimento invece, il portello doveva rimanere chiuso per evitare problemi al flusso d’aria dei radiatori.
Una volta pronto il lotto di prima produzione però, venne meno la necessità impellente per cui esso era stato creato. L’incubo dell’invasione nazista si era infatti dissolto e anzi si stava già pensando ad un attacco alleato alla Francia occupata.
Venne presa in considerazione quindi l’idea di assegnare i mezzi al Calgary Regiment della Prima Brigata Corazzata Canadese. 24 uomini furono scelti fra i volontari ed addestrati ad operare sui primi Gun Carriers approntati. L’utilizzo avrebbe dovuto essere quello di supporto e consolidamento di posizioni già conquistate (il pezzo da 3 inch aveva un tiro utile di 12.000 yards), ma nessuno dei mezzi vide mai un utilizzo operativo. I carri allestiti vennero ri-modificati come carri recupero o come mezzi da addestramento.

Il Modello

Nonostante sia brutto e sgraziato, sia un mezzo di antiquata concezione, inadeguato (basterebbe leggere i rapporti catastrofici redatti dai Tedeschi dopo aver esaminato i Churchill rimasti a Dieppe), questo carro inglese mi affascina e attrae più di qualsiasi altro carro tedesco o americano. Non sarò mai un pervertito?
L’idea di realizzare un mezzo strano come questo semovente, mi è venuta leggendo il libro sul Churchill di David Fletcher (curatore del Museo di Bovington). Per realizzare il mio Gun Carrier, sono partito dal classico Churchill della Tamiya. (solo dopo, maledizione, a modello finito sono venuto a sapere che c’è una ditta di Hong Kong che produce la conversione bell’e pronta!)
Il carro del produttore giapponese è un MkVII ma per la costruzione del Gun Carrier ci si basò sul Churchill Mk III. E’ stato necessario quindi retrodatare l’aspetto esteriore del mezzo.
Sono stati clonati perciò i portelli laterali rettangolari e i due ampi contenitori esterni applicati alla torretta, così come la cupola del capo-carro.
Per costruire la casamatta, sono partito da un mock-up in carta millimetrata con misure ricavate da una vista laterale del mezzo reale trovata sul libro di cui sopra. Con il plasticard opportunamente rinforzato all’interno, ho realizzato la casamatta, così come ho poi ricostruito le costolature dei parafanghi e ho modificato i medesimi e, sempre con il plasticard e il “punch & die” ho costruito la pesante rivettatura. I bordi dei rivetti sono stati poi arrotondati con un trattamento a base di paglietta metallica da ebanista.
Per i cingoli sono ricorso questa volta a quelli in resina prodotti dalla Accurate Armour, che rappresentano quelli del primo tipo. Per riprodurre il cannone ho usato il manico conico di un pennello dopo aver calcolato il segmento adatto da tagliare in relazione a lunghezze e diametri, e il serbatoio supplementare posteriore è un particolare Resicast, mentre i supporti sono autocostruiti.
Il colore è il classico Verde, un mix di Humbrol 75 + Humbrol 86, uniformemente applicato e successivamente invecchiato (oddio, invecchiato….. forse il termine più adatto è semplicemente “stagionato” , perché il carro non ha avuto nessuna vita operativa) con il solito sistema.
Per i cingoli sono partito da una base di Rust acrilico + Gun Metal successivamente lavato con Terra d’ombra diluita in white spirit e “drybrushato” con Silver sulle parti in rilievo. A questa operazione ha fatto seguito l’applicazione leggera di color terra su tutta la parte inferiore del mezzo, successivamente schiarito con del Pale Stone sempre della Humbrol. A colori ben asciutti ho effettuato un lavaggio con il Bruno Van Dyck diluito nel White Spirit. Ho poi effettuato un leggero dry brushing per evidenziare i particolari in rilievo.
Successivamente varie tonalità di terre, ocra e bianco ad olio sono state stese con un pennello ben asciutto sulle superfici verticali preventivamente inumidite con il solito White Spirit. Qualche tocco con polveri di varie tonalità ha concluso la colorazione.
Il mezzo è stato applicato poi sulla solita basetta della ditta Tiboldo con il contorno di un figurino della Ultracast.

Devo un ringraziamento particolare all’ amico Graziano Zanetti che mi ha fatto conoscere una resina eccellente, priva assolutamente di bolle, con la quale replicare i diversi particolari necessari.

Materiali utilizzati

  • – Churchill Crocodile Tamiya
  • – Cingoli Accurate Armour
  • – Figurino Ultracast
  • – Plasticard di vari spessori
  • – Plasti-rod di vari diametri

Bibliografia:

  • – Mr. Churchill’s Tank di David Fletcher

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