Il carro Challenger, conosciuto come MBT Challenger, rappresenta da circa un ventennio il carro standard delle forze da combattimento Britanniche. A metà anni 70, paesi mediorientali come l’Iran, chiesero delle forniture di un carro denominato Shir, che altro non era che un Chieftain dell’ultimo modello. Contemporaneamente, lo Shir 2, era un modello totalmente nuovo, con un’innovativa corazzatura Chobham, che forniva elevata protezione contro le armi di possibile impiego, in particolare i missili con ogiva HEAT. Dopo la rinuncia da parte britannica di un progetto in cooperazione con la Germania, si sviluppò un medesimo chiamato MBT 80. A seguito di problemi finanziari seguiti da continui rinvii l’MBT 80 venne accantonato favorendo lo Shir 2, modificandolo per il teatro Europeo e denominandolo Challenger.I primi esemplari vennero consegnati nel 1983, sviluppandone nel corso degli anni le caratteristiche tecniche al punto, che attualmente è considerato superiore a tutti i carri omonimi europei. Da non dimenticare concludendo, a conseguenza delle guerre svoltesi sia in Europa come quella dei balcani, sia in medio oriente in Iraq, è stato assieme all’ Abrams americano, il carro di punta nelle varie fasi di operazioni contribuendo ad elevare la propria fama di mezzo tecnologico ampiamente avanzato.
Il Modello
Volendo spaziare sui carri moderni, cosa un po’ inconsueta da parte mia, abituato al periodo storico della seconda guerra mondiale, ho scelto il modello del Challenger inglese. Questa scelta è stata dettata dal fatto che fra tutti i carri moderni, quest’ultimo ha conservato nella struttura architettonica delle linee e fattezze non distanti dai carri di mezzo secolo fà. Ovvio naturalmente che si sta parlando di un carro attuale e tecnologicamente avanzato, fra i migliori tra i contemporanei, ma le forme hanno qualcosa di particolare. Il modello Revell all’apertura della scatola mi ha lasciato sorprendentemente soddisfatto, optando la decisione di costruirlo da scatola. Il montaggio è abbastanza semplice a parte lo scafo, diviso in tre parti, abbisogna di una perfetta manifattura in squadra, rinforzando la parte interna con dello sprue per evitare lo svergolamento. Un’attenzione particolare và posta al montaggio dei cingoli, scomposti in maglia per maglia sulle ruote di rinvio e di trazione, ed in pezzi unici riguardo al resto del treno di rotolamento, si deve controllare continuamente l’allineamento, in quanto dopo l’incollaggio, la colla stessa tende a ” tirare ” compromettendo la buona riuscita del tutto. La torretta, anch’essa costruita da scatola ha subito solo una piccola modifica a proposito dei cesti laterali, migliorandoli con dell’Evergreen e rete da setaccio. I teli di copertura, sono stati riprodotti con l’incarto di stagnola dei soldini di cioccolato natalizi, che per l’appropiata causa, avevano lo spessore necessario. Con avanzi di fotoincisione ho ricavato le cinghiole inferiori.
Un’ultima significativa modifica, per rendere più realistico il carro, è stata fatta alla bocca da fuoco del cannone, non convincente su stampata, ho allargato il diametro del foro con delle frese di vari spessore, inserendo un anellino usato di solito per confezionare collane e bigiotterie varie.Con le grembiulature laterali, che ricordano vagamente quelle dei carri tedeschi della Seconda Guerra Mondiale, la fase di montaggio è conclusa, con un ulteriore controllo agli allineamenti vari, il modello è pronto alla verniciatura.
Colorazione
Con la consueta passata di fondo marca Tamiya, ho controllato eventuali difetti di stuccatura e incollaggio, dopo di che, ho steso una mano di verde scuro acrilico, in modo da crearmi una buona base per le varie tonalità successive. E’ bene ricordare ai neofiti che leggendo questo articolo vorranno cimentarsi nella realizzazione di un qualsiasi modello di carro, che la base di verniciatura deve sempre essere in acrilico, per poi successivamente poter usare smalti e colori ad olio, necessari di solventi quali trementine, essenze di petrolio ecc, quindi non aggressivi su acrilici. Tornando all’inizio del discorso, dopo la base di verde ho riprodotto la mimetizzazione in nero seguendo le istruzioni della scatola di montaggio, per fare ciò, ho usato il pennello e non l’aerografo, con delle passate con colore molto diluito ho fatto in modo di non creare un antiestetico e poco credibile spessore.Tra una passata e l’altra ho atteso anche 24 ore, con un risultato a dir poco sorprendente. Ad asciugatura perfettamente avvenuta dopo due giorni, ho iniziato le lumeggiature con passate a pennello asciutto schiarendo il colore di base ogni volta necessario con del bianco e giallo. Volendo evidenziare tutte le pannellature in negativo, ho usato la tecnica del lavaggio con pastelli ad olio, ritoccando anche le parti dipinte di nero schiarite in conseguenza la lumeggiatura. Và precisato che tutti questi passaggi sono stati effettuati dopo che ogni singolo ha atteso almeno 24 ore per l’asciugatura se non anche di più in taluni casi, allungando i termini di lavoro di almeno il doppio. Per poter riprodurre l’effetto polvere senza esagerare, non volendo violentare troppo il modello vista la scala, ho prima steso una passata di trasparente satinato, per poi lumaggiare con i pastelli ad olio con bianco ocra e giallo di Napoli in fase alterne, marcando con maggior pressione lungo i bordi.Ho concluso il lavoro con un’altra passata leggera di trasparente satinato.
Bibliografia
La documentazione, necessaria per acquisire un minimo di conoscenza di quello che si sta realizzando, l’ ho reperita tramite internet, strumento oramai indispensabile in caso di introvabile costosissimo materiale cartaceo. Utilissime le decine di foto scaricate per la definizione delle varie versioni sia Europee che desertiche.Tuttavia una monografia interessante reperibile nei negozi specializzati di modellismo, è la Francese Model riguardo la campagna in Iraq, di francese non ne capisco una mazza, ma per realizzare le tonalità desertiche è ottima fonte. Infine spezziamo una lancia anche per le riviste nostrane, senza il cui apporto dei più bravi modellisti in auge, non si potrebbe applicare talune tecniche per la buona realizzazione di un modello.
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